lunedì 10 febbraio 2014
I VENERDI' DELL'ARCI - 14 febbraio 2014
I capelli lunghi sono soltanto uno dei segni della protesta dei giovani statunitensi degli anni Sessanta, quei giovani che bruciavano le cartoline precetto per non andare in Vietnam, che predicavano l’amore libero e la coscienza cosmica, che facevano uso e abuso di ogni tipo di acido e che non ce l’avevano con nessuno. Ma il mondo, la società, ce l’aveva con loro. Anche per colpa di quei capelli lunghi.
Hair, Milos Forman, 1979 - 121 min
Un film ispirato a un musical, presentato a Broadway, rispecchia il principale conflitto socio-politico di tutta una decade negli Stati Uniti. L’avversione americana contro la guerra del Vietnam, prolungatasi all’infinito (1964 – 1975), ha dato una svolta al movimento d’emancipazione degli anni sessanta assieme al progresso culturale e alla rivolta sociale.
Forman però di questo sfondo storico ne approfitta per approfondire il proprio tema personale che è sempre stato quello del conflitto individuale con la società, che richiede adattamento e ubbidienza. Allo stesso tempo il film funziona come satira sia sulla famiglia statunitense, dogmatica, che su tutta la società conservatrice. Questa viene derisa dagli hippie disinvolti e pure infantili in una maniera incantevole.
La pellicola è oggi considerata uno dei film culto dei "figli dei fiori". Malgrado sia stata ripresa negli anni settanta, ovvero nel periodo peggiore per un film del genere, quando gli hippie erano infatti ormai fuori moda, i loro ideali non più attuali, mentre le nuove generazioni di futuri ammiratori non erano ancora nate.
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